Trattori: solo soldi o stile di vita? Un’indicazione esistenziale per l’Europa?

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Trattori: solo soldi o stile di vita? Un’indicazione esistenziale per l’Europa?

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Pubblicato da D. Torre in Attualità dal mondo · 19 Marzo 2024
Trattori: solo soldi o stile di vita? Un’indicazione esistenziale per l’Europa?
Non se lo aspettava nessuno. Ne governi né massmedia; nè associazioni di categoria né sindacati; men che meno chi decide a Bruxelles. Ma è successo. Hanno acceso i motori, hanno bardato le simpaticissime mucche con le bandiere nazionali e si sono mossi da tutta Europa verso Bruxelles. Hanno poche idee ma molto chiare. La terra nutre gli uomini. Noi lavoriamo la terra che è fonte di vita biologica oltre che di profitto finanziario. La lavoriamo per dare cibo a tutti ma anche un futuro ai nostri figli (perché in agricoltura spesso la famiglia è anche azienda). Alcuni striscioni indicano in modo semplice la loro filosofia: «Senza di noi ci saranno carne sintetica, grilli, cavallette e vermi: buon appetito!». E così sono partiti con il loro trattori e la rabbia in corpo contro chi emana norme ecologiste che essi ritengono punitive per l’agricoltura. Hanno bloccato strade e città, hanno creato problemi di ordine pubblico, eppure … stranamente la gente li ha applauditi; stranamente un’ondata di simpatia nei loro confronti ha pervaso l’opinione pubblica, come era avvenuto 12 anni fa con la rivolta dei “forconi”.

Tutto ciò è avvenuto con una determinazione ed un coordinamento sorprendenti, proseguendo con la tenacia e la capacità di sacrificio che solo i contadini sanno avere. Forse è per questo che hanno suscitato simpatia; grazie ai loro accampamenti improvvisati, alla notti passate all’addiaccio, ai loro animali anch’essi in marcia, alla semplicità delle loro dichiarazioni. Il loro nemico è “questa” Europa, matrigna e tiranna, che impone regole demagogiche e ideologiche (non soltanto ai contadini) in barba ai bisogni della gente reale. Un’Europa che emette disposizioni contro i quali il mondo agrario ancora una volta si ribella: “Sopra il campo la capra campa, sotto lo stato la capra crepa”.

Ma come si spiega l’ondata di simpatia di coloro che contadini non sono? Forse una profonda, inconscia, apparentemente inspiegabile nostalgia verso un mondo semplice, di leggi naturali, dove il lavoro non è in smart working, ma puzza (oppure odora?) di stalla, dove la famiglia è coesa in un unico sforzo produttivo esteso a più generazioni, dove ci si sposa con i vicini che si conoscono e non si ha il tempo o la voglia di divorziare; ed ogni figlio che arriva è una festa. In esso la patria non è un ideologia; come diceva François de Charette (+1796), uno dei capi dei contadini vandeani in rivolta contro i giacobini francesi: “Per loro sembra che la patria non sia che un'idea; per noi, è una terra. Loro, ce l'hanno nel cervello: noi la sentiamo sotto i nostri piedi, è più solida.”

Oggi un europeismo neo-illuminista, si autolegittima ritenendo l’unità europea fine a sé stessa, promuovendo un crescente centralismo, le legislazioni abortiste e quelle favorevoli alla colonizzazione gender, come la chiama papa Francesco.

I trattori sono incosciamente portatori di una visione dell’uomo e del mondo alternativa alla postmodernità. Quanto ne sono consapevoli? Un altro striscione recita:“non saremo mai come volete voi”. Sì, è proprio un altro mondo; quello che non finisce sui media o sul palco di Sanremo, e che deve mobilitare i suoi trattori e le sue mucche per salire sul palcoscenico dell’informazione, imporre il dibattito sui propri problemi ed ottenere dei risultati.
Il più grande merito della loro marcia, anche se il sistema mediatico lo ha volutamente ignorato, è di avere messo in discussione “questa” Europa ed i suoi valori di riferimento. ”Non si tagliano le radici dalle quali si è nati”, disse S. Giovanni Paolo II, che dell’Europa “vera” fu alfiere ed inascoltato profeta (cf Memoria ed Identità, prefazione di Benedetto XVI).

Nelle diverse culture delle nazioni europee, in Oriente come in Occidente, nella musica, nella letteratura, nelle arti figurative e nell'architettura, come anche nei modi di pensare, scorre una comune linfa attinta ad un'unica fonte nella quale confluirono i grandi filosofi greci, il diritto romano, le religioni bibliche, Ebraismo e Cristianesimo, e la centralità della persona umana che ne derivò. Questo contesto spirituale rese possibili le scoperte scientifiche e tecniche che hanno permesso al nostro continente il grande progresso materiale ed economico. Bisogna allora ripartire dal senso di comunità, che recuperi la memoria storica, non disprezzando o contrapponendo le tradizioni dei singoli popoli, ma armonizzandole in nome del comune patrimonio culturale-spirituale. Per una società a misura d’uomo secondo il progetto di Dio, per il futuro della patria europea, serve ancora una volta una visione trascendente e il rispetto dei valori naturali: questi saranno ancora i principi dai quali può sperare di rinascere questo occidente ora volgente al tramonto. E i trattori, anche inconsapevolmente, marciano in questa direzione, suscitando l’eco di un mondo lontano nel tempo, ma dormiente nei cuori e nella memorie dei popoli.
Diego Torre


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