Lettura e commento del canto XXXIII del Paradiso - Milizia dell'Immacolata di Sicilia

Milizia dell'Immacolata di Sicilia
MILIZIA DELL'IMMACOLATA DI SICILIA
Dal 16 ottobre 1917
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Lettura e commento del canto XXXIII del Paradiso

Il Capolavoro di Dio nella visione di Dante e kolbe
 
In occasione del VII Centenario della morte di Dante e in sintonia con la Candor Lucis Aeternae, la lettera apostolica di papa Francesco, la fraternità maschile della Milizia dell’Immacolata di Bagheria ha organizzato un momento significativo su Dante “profeta di speranza e testimone della sete di infinito insita nel cuore dell’uomo”[1] con la lettura e il commento del canto XXXIII del Paradiso. Per l’evento è stato invitato il Prof. Giuseppe Roccaro, docente di << Filosofia Medievale>> presso l’Università degli Studi di Palermo,  il quale ha offerto agli astanti una bella riflessione e ulteriori spunti di meditazione e di confronto con il Sommo Poeta.



Nel canto XXXIII “cantando il mistero dell’Incarnazione, fonte di salvezza e di gioia per l’intera umanità, Dante non può non cantare le lodi di Maria, la Vergine Madre che, con il suo “sì”, con la sua piena e totale accoglienza del progetto di Dio, rende possibile che il Verbo si faccia carne”.[2]
 
                                               
 
L’incontro è stato foriero di una rilettura perché seguendo il ritmo melodioso della poesia dell’oratio non solo si viene sospinti a cogliere la bellezza di Maria, così cara ai militi, ma a captare  quel fil rouge che unisce Dante e Kolbe, sebbene distanti nel tempo e nello spazio, più di quanto non si pensi: la vita di entrambi è stata segnata da una rilevante componente mistica.
 
Infatti, sin dal suo esordio, il misticismo con le sue visiones pervade tutto il canto XXXIII e l’ineffabile fa da sfondo alla texture del canto, mentre l’elevazione del poeta oltre la sfera del sensibile lo immette nel mistero di Maria. E la presenza della Vergine nell’impianto strutturale della Comedìa non è una proiezione del carattere affettivo e devozionale del Sommo Poeta ma del suo addentrarsi nel mistero fino a cogliere in Lei il rapporto intercorrente tra l’ humanitas e la grandezza divina. Maria si staglia ieraticamente come figura impleta della donna terrena, accogliente nella sua umiltà l’umano e il divino, il tempo e l’eternità.
 
La riscoperta di Maria nella escatologia cristiana, tratto distintivo della spiritualità medievale viene  realizzato attraverso una guida d’eccezione, il doctor marianus Bernardo, che nei tratti di fedele innamorato, diventa paradigma di ogni umile cristiano e del nostro poeta.
 
L’alto preludio con le sue antitesi ci immette subito nel mistero di Maria e nel breve volgere di quattro parole il genio assoluto dantesco concentra tutte le prerogative che i testi dogmatici e mariani attribuiscono a Maria: Vergine, Madre, e figlia di colui del quale è madre, Dio.
 
E Maria diventa la ianua coeli, la mediatrice, lei che, pur creatura, è il punto fermo della storia della salvezza.
 
Il ritmo musicale della poesia raggiunge l’acme nel verso 40 quando Dante, recuperando gli stilemi della poesia stilnovistica, si protende alla contemplazione degli “occhi da Dio diletti e venerati” che, non solo mostrano il miracolo ma compiono il miracolo di sospingerlo all’estasi più alta, al fine ultimo di tutti i desideri, e nella sinfonia di sguardi sottesi si dischiude a lui l’inaccessibile luce divina, fonte di suprema gioia. La Vergine concede a Dante di arrivare laddove nessun essere umano sia mai giunto. Grazie al tramite di quegli occhi, anche quelli del poeta si spostano verso la luce e riescono a poco a poco ad entrarvi così profondamente da scorgere l'unità di tutto il creato in Dio e il mistero della sua Trinità: dagli occhi di Beatrice a quelli di Maria slitta e si trasmette al pellegrino errante la Grazia di Dio[3].
 
E se già lo spirito di Dante si innalza con Beatrice con la celebrazione della bellezza spirituale e morale della donna, sovrumana creatura: angelo, soprana del cielo, ordinata ab aeterno da Dio, ancor più con Maria, la creatura più alta, e persino superore agli angeli!
 
Come per Dante così anche per Kolbe, l’innamorato di Maria per antonomasia!
 
Postosi il problema di come trovare e amare il Signore, Massimiliano trova la sua risposta in Maria. Seguendo la traccia della Vergine Maria nei suoi scritti, scorgiamo al contempo la Madre di Gesù Cristo, colei che l’ha accarezzato nella mangiatoia, l’ha visto crescere custodendo nel suo cuore il mistero fino all’ora più dolorosa della croce e la creatura eletta da Dio e da lui dotata di grazie straordinarie. “Dopo aver creato gli angeli, Dio … manifestò loro il desiderio dell’incarnazione, vale a dire che avrebbe chiamato all’esistenza un essere umano, dotato di anima e corpo, e che avrebbe innalzato alla dignità di Madre di Dio, ragion per cui Ella sarebbe diventata pure la loro Regina ed essi l’avrebbero dovuta altresì venerare”. (SK 1311)
 
E di questo capolavoro egli sceglie di farsi cosa o strumento nelle sue mani per imparare alla sua scuola ad amarlo e come lei, imitarlo.
 
Dall’ estatica visione della Vergine discendono le stesse parole d’amore nei due autori:
 
La Vergine viene evocata nell’incipit del canto in modo non consueto e ci appare quale essa fu ab aeterno nella mente di Dio.
 
Verso 1:
 
Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
 
umile e alta più che creatura
 
termine fisso d’etterno consiglio…
 
Non da meno il nostro santo:
 
“ Dio vede la più perfetta fra le creature, l’Immacolata (piena di grazia ), La ama e nasce Gesù , Uno - Dio, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo …” (SK1282)
 
… E questa Vergine Santissima con la propria umiltà affascina talmente il suo Cuore che Dio Padre dà per figlio il suo proprio Figlio Unigenito, Dio Figlio scende nel suo ventre verginale … E il Verbo si fece carne come frutto dell’amore di Dio e dell’Immacolata (SK 1296)
 
Maria è la donna nuova che riabilita l’umanità divenendo madre della grazia e redimendola dalla degenerazione del peccato:
 
Verso 4:
 
Tu sei colei che l’umana natura
 
Nobilitasti sì, ch’l suo fattore
 
Non disdegnò di farsi sua fattura.
 
Anche il Santo polacco è consapevole che l’amore di Dio l’ha innalzato fra tutte le altre creature:
 
Che vuol dire "Madre" lo sappiamo, ma "di DIO" non lo possiamo capire con la ragione, con la testa finita; Iddio stesso soltanto lo sa perfettamente che vuol dire "l'Immacolata"? "IMMACULATA CONCEPTA" si capisce un po', ma "IMMACULATA CONCEPTIO" è piena dei consolantissimi misteri. Essa è di DIO, per fino da diventare quasi una parte della SS. TRINITA', benché sia una creatura finita. Anzi non soltanto è "ancilla", "figlia", "res", "proprietas" etc. di DIO, ma anche Madre di DIO! L'Immacolata Sposa dello Spirito Santo nel modo ineffabile... ha lo stesso Figlio col Padre Celeste.(SK 508)
 
Chi sei, o Signora? Chi sei, o Immacolata? Io non sono in grado di esaminare in modo adeguato ciò che significa essere “creatura di Dio”. Sorpassa già le mie forze il comprendere quel che vuol dire essere Figlio adottivo di Dio. Immacolata, chi sei? Non sei soltanto creatura, non sei soltanto figlia adottiva, ma sei Madre di Dio e non sei soltanto Madre adottiva, ma vera Madre di Dio.
E non si tratta solo di un ipotesi, di una probabilità, ma di una certezza, di una certezza totale, di un dogma di fede. Ma tu sei ancora Madre di Dio? Il titolo di madre non subisce mutazioni. In eterno Dio ti chiamerà:“ Madre mia …”Colui che stabilito il quarto comandamento, Ti venererà in eterno, sempre … Chi sei, o divina?Egli stesso, il Dio incarnato, amava chiamarsi: “Figlio dell’uomo”. Ma gli uomini non lo compresero. Ed anche oggi quanti poche sono le anime che lo comprendono, e quanto imperfettamente lo comprendono!
 
Maria congiunge la terra al cielo a motivo della redenzione del Figlio :
 
Verso 13
 
Donna se’ tanto grande e tanto vali,
 
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
 
sua  disïanza vuol volar sanz’ali.
 
E “ se è tanto grande e tanto vale, è, infatti il superlativo per eccellenza e del potere, dunque  le si deve fiducia illimitata”[4], per questo il santo francescano l’appella:
 
Mediatrice di tutte le grazie … è strumento perfettissimo nella mano di Dio (SK339)… qualsiasi grazia che noi riceviamo ogni giorno, ogni ora, ed ogni istante della nostra esistenza è grazia Sua, che sgorga dal suo cuore materno che tanto ci ama (SK 1322)
 
E come non stupirci di fronte a sì grande celeste condottiera quale campeggia nel verso 37 che conclude così la preghiera:
 
Vinca sua guardia i movimenti umani
 
i termini mutuati del linguaggio militare mettono in risalto il sentimento profondo di timore che tutto questo straripare di grazia venga vanificato dall’umana debolezza “ in quella milizia che è la vita dell’uomo sulla terra, la Vergine è la vigile guardia contro gli assalti delle passioni.”  
 
Ma lo stesso stupore si prolunga fino a riaccendersi di fronte a Max Kolbe, che con epiteti dal sapore medievale così si rivolge a Maria:
 
Ma ecco, il nostro Condottiero, l’Immacolata, chiede per voi misericordia, il prolungamento della vostra vita, affinché abbiate ancora la possibilità di rientrare in voi stessi” (SK 1133).[5]
 
E sotto l’egida di siffatta guida mette la Milizia, il cui motto araldico[6] Militia vita est hominis super terram porta l’impronta della lotta interiore che l’uomo è chiamato sostenere perché è nel mondo per combattere ed essere combattuto.
 
Ma l’alta preghiera ci immette a un mistero ancor più grande, rivelato attraverso:
 
Verso 40 :
 
Li occhi da Dio diletti e venerati
 
fissi ne l'orator, ne dimostraro
 
quanto i devoti prieghi le son grati;
 
Gli occhi che Dio amò come di sposa e venerò come di madre. Questo sguardo silenzioso è la più alta risposta alle parole di Bernardo e sempre in silenzio si rivolge a Dio stesso trasmettendo e indirizzando a Lui la preghiera dell’uomo attraverso la sua mediazione. La sua richiesta sta in quel puro sguardo che esprime l’armonia della sua volontà con quella divina nel qual lume non si deve pensare che alcuna creatura possa immergere l’occhio con uguale chiarezza … Maria è ritenuta sopra gli angeli da tutta la tradizione teologica cristiana.
 
E mentre in Dante la creatura venerata dagli angeli si specchia nella Trinità senza problemi con la purezza del suo sguardo :
 
indi a l'etterno lume s'addrizzaro,
 
nel qual non si dee creder che s'invii
 
per creatura l'occhio tanto chiaro.
 
in Kolbe la relazione con la Trinità si fa così stretta da far girare la testa essendo l’Immacolata quasi sopra Iddio, come la madre è sopra i figli ed essi devono riverirla (SK. 508). E all’apice della visione sgorgano le parole d’amore più intense verso colei che è Figlia, Madre e Sposa:
 
“Nel numero incalcolabile di esseri possibili Iddio vide da tutta l’eternità un essere perfetto sotto qualsiasi aspetto, non contaminato … e che rifletteva i suoi attributi divini nel modo più fedele possibile ad un essere creato”. (SK 1311)
 
“Da se stessa non è niente come le altre creature ma per opera di Dio è la più perfetta fra le creature … amò Dio con tutto il proprio essere … La sua unione d’amore con Dio giunge al punto tale che Ella diviene Madre di Dio”. (SK 1320)
 
“Lo Spirito Santo è tutto l’amore della Santissima Trinità”(SK1310) ma l’Immacolata “ è tutto l’amore della creazione, e così in tale unione il cielo si congiunge con la terra, tutto L’Amore Increato con tutto l’amore creato: è il vertice dell’amore” ( SK 1318)
 
Il mistero è così grande che le parole umane non sono più sufficienti a ridire quello che l’elevazione provoca in Dante:
 
Verso 55
 
Da quinci innanzi il mio veder fu maggio
 
Che ‘l parlar non mostra, ch’a tal vista cede,
 
e cede la memoria a tanto oltraggio.
 
Anche Kolbe ne è consapevole ma non si ferma all’ineffabile piuttosto si abbandona all’amore di Dio :  
 
L’essenza dell’amore di Dio sarà sempre non il provare la dolcezza, non il ricordare, non il pensare, il comprendere, l’immaginare, ma esclusivamente l’adempiere la Volontà di Dio in ogni istante della vita, e il sottomettersi completamente a tale Volontà. L’essenza dell’amore di Dio consiste esclusivamente nel compiere ogni istante la Volontà di Dio. Inoltre, quanto più difficile sarà tale adempimento e quanto maggiore sarà la ripugnanza, tanto più grande sarà la dimostrazione dell’amore. (SK 643)




Alla fine di questo esxursus si può ben dire che Maria, nei due autori, non è solo la via brevis ma anche via pulchritudinis, perché attraverso Lei si giunge a contemplare il raggio della bellezza divina e a essere toccati della luce che irraggia il suo Volto per irradiarla intorno.
 
Questa via non allontana dalla meta verso cui tendiamo, il Sommo bene, ma porta alla rivelazione del Dio uno e trino quale bellezza salvifica.
 
Il viaggio di Dante non è solo ascesi e catarsi, non è solo itinerario di fede e di ricerca teologica e spirituale ma anche via pulchritudinis[7], così come  il percorso di San Massimiliano teso a cogliere il mistero che accumuna Dio e l’Immacolata.
 
Dante evoca con la sua poesia l’infinito del Mistero di Dio e dell’uomo salvato in Gesù Cristo e kolbe attraverso la sua prosa narrativa e teologica, tutta intrisa di lirismo, racconta una storia d’amore tra il creatore e la creatura e porta alla contemplazione  del mistero dell’Immacolata, la più perfetta delle creature, figura cardine nella storia della salvezza anche in chiave trinitaria e pnematologica. La poesia e il linguaggio d’amore aprono a noi cristiani squarci di paradiso, frammenti di cielo…
 
Non ci resta che volgere gli occhi a quel cielo fissando il raggio della vera bellezza che, stupendoci nell’intimo ci riporta ad una realtà più profonda, all’incontro vero e pieno con Dio.                                                                     
 
               Concetta Lucia Sorci     
             Milite dell’Immacolata
 

 
   
 
[1] Papa Francesco- Candor lucis aeternae- Lettera apostolica in occasione del VII centenario della morte di Dante Alighieri.
 
 
 
[2] Ivi
 
 
 
[3] Lo sguardo Maria: La “salute” dello Stilnovo alla “ Commedia”.
 
 
 
[4] Daniela Del Gaudio- Maria Immacolata è la <<grazia della redenzione>> spirituale in Miles Immaculatae – Anno LXXVI- Gennaio- Giugno 2020 pag 160
 
 
 
[5] Ritorna sempre l’idea medievale che «a lei Dio ha affidato tutta l’economia della sua misericordia, riservando a sé la giustizia, come dice san Bernardo.
 
 
 
[6] Diego Torre – Senso e attualità da uno scritto di Diego Torre
 
 
 
[7] Per via pulchritudinis si intende una via della bellezza che costituisce al contempo un percorso artistico e un itinerario di fede e di ricerca teologica e spirituale in Miles Immaculatae – Anno LXXVI- Gennaio- Giugno 2020 pag 121



 
 
 
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