MI: devoti o militi? - Milizia dell'Immacolata di Sicilia

Milizia dell'Immacolata di Sicilia
MILIZIA DELL'IMMACOLATA DI SICILIA
Dal 16 ottobre 1917
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MI: devoti o militi?

Scritti > Spiritualità > Senso della milizia
 
MI: DEVOTI O MILITI?

 
      La devozione può avere aspetti e livelli diversi. Si può essere devoti dell’Immacolata fino a “transustanziarsi in Essa”; ma anche il cane è devoto al padrone o il gatto…alla casa del padrone, dove si mangia bene e si sta al caldo. Dobbiamo allora misurare l’ampiezza e soprattutto l’altezza della nostra devozione, poiché il termine “devoto” non dice tutto. L’aureo libro di San Luigi Maria Grignon de Monfort ricevette il titolo di “Trattato della VERA devozione a Maria”. Si sentì il bisogno di specificare. Il santo francese scrive infatti diffusamente anche di falsi devoti e false devozioni che “bisogna conoscere …per evitarle”. Il termine “devoto” spesso evoca l’immagine di lanci di bacetti alla statua, seguiti dall’elencazioni di una lunga serie di grazie (chissà perché quasi sempre materiali) che Maria DEVE ottenere da Dio, pena il raffreddamento o l’estinzione della devozione.
 
     Il temine milite…o meglio cavaliere…è già un'altra cosa. Non andiamo da Maria per dirLe quello che deve fare, ma per chiederLe quello che noi dobbiamo fare, e ancor più, essere. Come gli antichi cavalieri, portiamo addosso i colori (la medaglia) di una Dama a cui dedichiamo ogni attimo della nostra vita; alla quale abbiamo promesso il nostro sangue, il nostro tempo, le nostre risorse materiali e spirituali. Ce lo ricorda ancora il Monfort in uno dei suoi passaggi più belli. “Non è detto che colui, che per mezzo di una vera devozione ha trovato Maria, sia libero da croci e da patimenti; al contrario! Egli, anzi, ne è assalito più di chiunque altro, perché Maria, essendo Madre dei viventi, dà a tutti i suoi figli pezzi dell'Albero di Vita, che è la Croce di Gesù; bensì, se da una parte Maria taglia loro delle buone croci, dall'altra ottiene loro la grazia di portarle con pazienza e perfino con gioia; di modo che le croci che Ella dà a quanti le appartengono, sono piuttosto canditi o croci candite anziché croci amare; ovvero, se per qualche tempo sentono l'amarezza del calice che bisogna bere necessariamente per essere amici di Dio, la consolazione, poi, e la gioia che questa buona Madre fa seguire alla tristezza, li anima incredibilmente a portare croci ancor più pesanti e più amare.”
 
      Esser milite presuppone lo schierarsi da una parte (la  Donna) o dall’altra (il serpente). Presuppone fedeltà, rischi, pericoli, sacrifici, avversità, persecuzioni, combattimenti. E’ un onore essere il calcagno dell’Immacolata; ma anche un ruolo faticoso e pericoloso. Massimiliano non ci ha mai chiamato a crogiolarci nelle consolazioni e nelle grazie che certo l’Immacolata può ottenerci e spesso ci ottiene anche a prescindere dalle nostre richieste. Esse infatti, piacevoli e belle,  sono a volte le classiche caramelle che un educatore può dare al bambino per attirarlo verso il bene. Già; al bambino! Ma coloro che si sono inoltrati nella via dell’Amore, che è anche via della Croce, sanno che “L’essenza dell’amore di Dio sarà sempre non il provare la dolcezza, non il ricordare, non il pensare, l’immaginare, ma esclusivamente l’adempiere la volontà di Dio in ogni istante della vita ed il sottomettersi completamente a tale volontà”→(SK 643). Così fieramente ci ricorda Massimiliano, e far parte della Milizia, essere milite, è percorrere fino in fondo questa via dell’Amore; con Maria, come Maria; fino al Golgota, fino al Cielo. Infatti, “l’associazione è innanzitutto “I”, vale a dire Immaculatae, dell’Immacolata.  … Essere Suoi senza alcuna costrizione, irrevocabilmente, per sempre. E divenire suoi sempre più, in modo sempre più perfetto, farsi simili a Lei, unirsi a Lei, divenire in certo qual modo Lei stessa, affinché Ella prenda sempre più possesso della nostra anima, si impadronisca totalmente di essa, e in essa e per mezzo di essa Ella medesima pensi, parli, ami Dio e il prossimo ed agisca. Ecco l’ideale:divenire Suoi, dell’Immacolata”(SK1211). Essere  innanzitutto di Lei, per vivere, pregare, soffrire, combattere, come Lei. E si diventa sempre più di Lei quanto più si vive come Lei. E quanto più si diventa di Lei, tanto è più spontaneo pensare, sentire ed agire come Lei.
 
      Troppo difficile? Troppo ambizioso? Impossibile? “Amala, quale madre, con tutta la tua dedizione. Ella ti renderà simile a Lei, ti renderà sempre più immacolato, ti aiuterà con tutta la Sua grazia. Lasciati guidare da Lei, lasciati plasmare(SK 1334). “Vogliamo essere fino a quel punto dell’Immacolata che non soltanto non rimanga niente in noi che non sia di Essa, ma che diventiamo quasi annientati in Essa, cambiati in Essa, transustanziati in Essa … Essa è di Dio fino a diventare Sua madre e noi vogliamo diventare la madre che partorisca in tutti i cuori che sono e saranno l’Immacolata” →(SK 508). Certo; il parto è doloroso, va preparato e sofferto per lunghi mesi, ma quale gioia ha la donna che dà alla luce la vita!
 
      Traguardi audaci, fiducia illimitata nell’Immacolata, gioia-anticamera-di-Paradiso: questa è la Milizia! Lo fu per Massimiliano, lo deve essere per noi. “Quando il fuoco dell’amore si accende, non può trovare posto nei limiti del cuore, ma divampa al di fuori ed incendia, divora, assorbe altri cuori. Conquista anime sempre più numerose al proprio ideale, all’Immacolata. La M.I. pone l’accento su questo amore che si spinge sino a conquistare i cuori di tutti coloro che vivono al presente e che vivranno in avvenire; e ciò al più presto possibile, al più presto possibile, al più presto possibile(SK1325).
 
Diego Torre


 
 
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