Un santo del nostro tempo

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Un santo del nostro tempo

Milizia dell'Immacolata di Sicilia
Pubblicato da Antonello Sciarratta in Attualità dal mondo · 29 Giugno 2024
Il 12 gennaio 2023, a 59 anni, moriva a Palermo, nella “Missione di Speranza e Carità”, da lui fondata nel 1993, fratel Biagio Conte, Missionario laico. Per conoscerlo meglio, ho rivolto alcune domande a due persone che gli sono state vicine.
La prima è Franco Mazzola, fondatore nel 1991 dell'”Oasi della Speranza”, sita sul monte Grifone di Palermo, che mi racconta del suo incontro con fratel Biagio nel febbraio seguente, per portargli i saluti del cardinale Pappalardo. Il nostro viveva allora sotto i portici della Stazione, e Franco, sapendo quanto gli piacesse la montagna, lo invitò all’Oasi. Quando Biagio vide quel luogo, disse: «Questo è il posto che io cercavo. Qui, sicuramente, avrò degli incontri personali con il Signore.»

E lì si ritirava nei periodi di Avvento e di Quaresima, «nella sua grotticina, che gli era stata data dalla divina Provvidenza», dove pregava, digiunava, riposava. Poco! Tuttavia, non era mai stanco! Incontrava tante persone, a ognuna delle quali donava un sorriso, una parola di conforto. Alcune di loro hanno ricevuto delle grazie particolari. Qui Biagio viveva come San Francesco, condividendo il pane con le colombe, con «l'amico topolino» e con le formiche, e qui nel 1993 si spogliò degli abiti civili per indossare il suo caratteristico saio verde e decidere di fondare la Missione. Riguardo al suo tipico saio, dice Franco: «Fratel Biagio si trovava sulla cima del Monte Grifone. “Un giorno – riporta le parole di Biagio – il Signore mi ha dato un segno forte. In pieno giorno vidi il sole. E dentro il sole vidi il colore verde oliva”.» Infine Franco mi racconta il rapporto di fratel Biagio con l’Immacolata e con san Massimiliano Kolbe. «Lui parlava a cuore a cuore con la Madonna. Si rifugiava nel Suo Cuore Immacolato. Con Lei pregava per la pace nel mondo. Credeva fermamente alle apparizioni e spesso le citava. Sono certo che aveva un colloquio diretto con Maria, in modo particolare la notte». Di «san Massimiliano Maria Kolbe, teneva una santina nella grotta. Lo citava in ogni sua preghiera quotidiana. Aveva un’attenzione particolare nei suoi confronti».

Fratello Davide Cannamela è un giovane che segue il carisma di fratel Biagio. Indossa l’abito e studia teologia alla Facoltà di Palermo, per diventare sacerdote. Egli ricorda che «Ci siamo incontrati per la prima volta nove anni or sono. Fine 2015. Il primo novembre del 2016 entravo nel noviziato della Missione. Facevo già parte della “Comunità Cenacolo”. Durante un tempo di verifica in famiglia e di discernimento il buon Gesù mi preparò all’incontro.» «La storia è lunga ma fratel Biagio si dimostrò sin da subito mediatore tra Dio e la mia persona»... «Tra le tante esperienze condivise sicuramente le più significative sono state i lunghi pellegrinaggi in Europa e in Marocco. Ma con fratel Biagio ogni giorno era speciale. Mi faceva sentire speciale. Per lui era importante l’incontro con il prossimo»... «Fratel Biagio è stato la voce di Dio nella mia vita. Lui – aggiunge – parlava con semplicità e, quando scriveva, saltava tutti gli accenti e le acca, ma in alcuni momenti parlava in una forma così erudita che si percepiva che non venisse da lui.»

Biagio «teneva molto alla preghiera del Rosario. Anche quando i molti impegni o le emergenze non programmate non gli davano tregua né tempo per pregare. Non si sedeva mai a tavola per la cena se prima non completava il santo Rosario.» Davide ricorda quando «durante i lunghi viaggi a piedi, quando incontrava una cappellina, per devozione» si fermava e «pregava l’Ave Maria. Nel Rosario e sull’altare eucaristico presentava tutte le sue intenzioni di preghiera»… «La sua giornata era un continuo atto di fede, del quale ti rendeva pienamente partecipe». Infine, riguardo alla sua devozione, fratel Davide ricorda che Biagio «per i Santi stravedeva. Aveva un atteggiamento di profonda e sincera devozione per tutti»... «Non esisteva un Santo il cui nome non gli provocasse un’esclamazione di gioia. Erano suoi amici»... «Credeva molto nella preghiera d’intercessione – e la metteva in pratica» in ogni «occasione.» Davide finisce il suo contributo nel richiamare una curiosità. «La sua bussola lungo il cammino erano i campanili». Ogni volta che ne intravedeva nei suoi pellegrinaggi, si avviava verso di essi, anche se ciò comportava una deviazione «di vari chilometri dalla meta prestabilita».

Eremita francescano, pellegrino, servo dei poveri, uomo di preghiera, “miracolato” dalle acque di Lourdes, Biagio riposa nella Cittadella del Povero e della Speranza, anch’essa da lui fondata a Palermo, città nella quale tanti altri continuano la sua opera e vivono il suo carisma.
Antonello Sciarratta



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