Uccidere senza motivo. Perché?

Vai ai contenuti

Uccidere senza motivo. Perché?

Milizia dell'Immacolata di Sicilia
Pubblicato da D. Torre in Attualità dal mondo · 18 Novembre 2024
Ormai, per seguire i telegiornali, bisogna prima prendere un farmaco antiacido o avere una congrua dose di speranza cristiana. Violenze e omicidi, anche per futili ragioni, stupri, droga che scorre a fiumi, femminicidi quotidiani, criminalità impunita che signoreggia su territori sottratti al controllo dello Stato ... ed è appena la punta dell’iceberg! Quanto non vediamo e non sappiamo! In questa estate rovente abbiamo tagliato un altro traguardo: due omicidi, i cui autori non sanno spiegare e spiegarsi il movente. Commessi così; per ispirazione improvvisa! L’omicidio di Sharon Terzeni trova parziali spiegazioni nella vita disordinata del suo assassino, che non la conosceva e che il giorno dopo è andato a fare una grigliata con gli amici. Moussa Sangare ha dichiarato al magistrato: “Mi veniva da piangere però al tempo stesso mi sentivo libero”, “liberato da un peso.”
Riccardo, diciassettenne, omicida del fratellino dodicenne prima e poi dei due genitori, ha commesso il triplice, feroce, delitto in una famiglia “normale”, senza tensioni o problemi particolari. Si tratta di un ragazzo intelligente, che non usava droghe o alcol, senza precedenti di alcun tipo, che in carcere, appena visto il cappellano ha voluto subito confessarsi piangendo a dirotto. Ha dichiarato di avere compiuto “un atto di emancipazione “, nei confronti di un contesto familiare, laborioso, sereno, al quale si sentiva estraneo. Questo “desiderio di libertà” è comune ai due casi; ma libertà da che?
La libertà, e quindi la volontà, sono gli strumenti con cui si persegue responsabilmente un obiettivo. Per i cristiani la scelta di amare e servire Dio è quella che consente di goderLo eternamente in Paradiso. Chi spiega e testimonia ciò alle nuove (ma anche alle meno nuove) generazioni? La libertà altrimenti, immersa nell’interiore mancanza di valori, anche di quello della vita, anche di quello dei propri cari, tende a diventare lo strumento e la giustificazione di ogni capriccio e di ogni degrado. In altri casi anche la propria vita ha perso di valore, e all’omicidio segue il suicidio.
Non c’eravamo ancora ripresi dalle due precedenti orride notizie e ne arrivano altre due. Una ragazza di “buona famiglia” partorisce nel bagno di casa un bambino e lo seppellisce poi in giardino. Esce poi con le amiche e due giorni dopo va in vacanza negli Stati Uniti. Ricerche successive portano alla luce il cadavere di un secondo bambino sepolto nel maggio 2023 nello stesso giardino. Anche qui, nè degrado sociale o situazioni criminali; il contesto familiare è sereno, da famiglia “modello”. Passa qualche giorno e apprendiamo che un ragazzo 17enne invita a venire al suo paesello una donna conosciuta su internet, la porta nel suo garage e la uccide a mani nude. Le ragioni del suo operato? “Volevo sapere che si prova a uccidere”. Ciò che colpisce in quest’orrida catena di delitti è l’efferatezza con cui sono stati commessi, la premeditazione, ma soprattutto la labilità se non l’assenza delle motivazioni.
Il ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara, subito dopo i primi due casi, ha attribuito ai social e all’isolamento da covid il “disagio oggettivo” di tanti adolescenti, ed ha sicuramente la sua fetta di ragione; ma questo non spiega tutto. Il motivo fondamentale è in quel vuoto in cui essi vegetano perché non hanno quella ragione di vita che nessuno ha fornito loro. Famiglia, scuola, società propongono il benessere materiale e la sicurezza economica come fine ultimo. Spesso forniscono come obiettivo sin dall’infanzia l’appagamento senza sforzo di tutti i desideri, e al ragazzo non resta altra meta che la soddisfazione del suo egocentrismo. Quando tutto si ha o si desidera di avere ma nulla si è, inizia la corsa alla scarica di adrenalina, alla ricerca di ciò che possa dare quel brivido che è scambiato per felicità. Gli strumenti? Droga, alcol, sesso (di qualunque tipo), stupro, violenza … omicidio.
C’è infine un aspetto sottaciuto dai media e spesso anche dagli stessi cattolici: l’azione del diavolo! E’ un tema tabù. Chi ne parla è subito tacciato di essere “medioevale”; ma il concetto è semplicemente “evangelico”. Quante volte Gesù cita il nemico e la sua azione perversa? Pietro ci ricorda che egli “va in giro come un leone ruggente cercando chi divorare” (1Pt 5). E quale preda è più facile di una pecorella allontanatasi dall’ovile, che vive solitaria del proprio egocentrismo e di sensazioni effimere, e neanche più immagina l’esistenza di un giudizio divino e di una vita ultraterrena? E che ciò comporti la morte di un suo simile che importanza volete che abbia? Com’è facile per il nemico far peccare persone simili! Non si spiega altrimenti la mancanza di senso di alcuni omicidi, anche di persone sconosciute, anche di familiari, e il senso di “liberazione” o di piacere che ne deriva per chi li commette. L’indifferenza o la futilità dei motivi inorridiscono forse più dei delitti stessi.
Com’è necessario che la Chiesa, che è stata e in misura minore è ancora una grande agenzia educativa, prenda atto in tutte le sue componenti di questo enorme dramma esistenziale che sconvolge l’Occidente, una volta cristiano, e si adoperi fornendo quelle risposte sul senso della vita che Essa perfettamente possiede! Com’è necessario che la Chiesa riprenda con forza profetica la predicazione su morte, giudizio, inferno e paradiso; quelli che i vecchi catechismi chiamavano i “novissimi”, le cose ultime cui l'uomo va incontro al termine della vita. Il termine deriva dal greco “èskata”, quelle novità che si sperimentano per la prima volta alla fine dell’esistenza terrena. Si tratta di quella parte della dottrina cristiana, esposta nel Catechismo della Chiesa Cattolica e ripresa nel Credo, che riguarda il destino eterno dell’uomo.
Infatti la speranza cristiana di una vita eternamente e perfettamente felice in Dio, spiega, giustifica e promuove un retto comportamento. Essa infatti “… risponde all’aspirazione alla felicità che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo; essa assume le attese che ispirano le attività degli uomini, le purifica per ordinarle al Regno dei cieli, salvaguarda dallo scoraggiamento, sostiene in tutti i momenti di abbandono, dilata il cuore nell’attesa della beatitudine eterna” (Catechismo della Chiesa cattolica, 1818).
Chi vive, possiede e accresce tale virtù non può compiere orribili delitti e restringerà sempre più l’orbita dei possibili peccati, anche di quelli veniali, perché pervaso e rapito dalla visione della Gerusalemme Celeste cui tutte le anime, anche inconsapevolmente, aspirano.
Soltanto la prospettiva trascendente, iscritta nella natura umana, che Gesù ha confermato e sublimato con la Rivelazione e la Redenzione, fornisce il senso vero della vita. Da esso deriva la giusta visione del mondo, del prossimo, della famiglia, della società, della politica, dell’economia etc., e anche la soluzione ai crescenti malesseri del nostro tempo.


icona mariana
Milizia dell'Immacolata di Sicilia
Via Noce. 126 Palermo
Milizia dell'Immacolata di Sicilia
Via Noce,126 Palermo
icona di maria immacolata
presso i locali della Parrocchia "Sacro Cuore"
Torna ai contenuti