Sammy Basso: una lezione per tutti
Pubblicato da Salvatore La Piana in Attualità dal mondo · 18 Novembre 2024
Il 5 Ottobre abbiamo appreso dai telegiornali la notizia della morte di Sammy Basso, il ragazzo italiano di soli 28 anni diventato famoso per aver parlato della sua malattia: la Progeria.Questa rarissima malattia genetica consiste in un’alterazione del nucleo cellulare che causa già nei bambini l’insorgere di malattie tipiche degli anziani, pertanto è anche detta invecchiamento precoce.Sammy è il primo malato di progeria a essere stato così “longevo”, raddoppiando la sua vita rispetto all'aspettativa media che è di 14 anni. Sammy è conosciuto per la malattia che l’ha colpito, ma è anche vero il contrario, cioè che essa ha trovato spazio nell’informazione grazie a lui e alla sua determinazione nel combatterla. Egli ha sempre definito la Progeria un dono, una grazia.Egli aveva la laurea in scienze naturali; voleva sapere tutto della sua malattia. Si è sottoposto a cure sperimentali, e con i genitori ha fondato un'associazione per promuovere la ricerca. Egli ha viaggiato, è apparso in programmi televisivi; anche al festival di Sanremo. Infine ha donato i suoi organi alla scienza per trovare una cura. Avrebbe potuto far suo il pensiero di San Massimiliano:Non si è mai lamentato, non ha fatto della sua vita un dramma vittimistico, ma l’ha amata intensamente, si è donato agli altri, ha gioito insieme ai suoi familiari e a tanti amici delle cose belle che Dio ha creato, ringraziandoLo sempre per il grande dono dell’esistenza. Tutto ciò ci fa capire qualcosa del personaggio, ma non possiamo avere il quadro completo se non consideriamo il suo vissuto di fede cristiana, di cui egli aveva parlato in diverse interviste televisive, così esprimendosi: “ La fede è la parte principale, la più intima di me stesso. Potrei dire qualsiasi cosa su di me, ma se non dicessi che ho fede e come se non dicessi niente. Sono credente e spesso mi viene chiesto come si fa a credere nonostante una malattia genetica così rara. Per me però Dio è così grande, è una cosa talmente oltre ogni portata che veramente ogni cosa scompare. Credo anche che comunque Dio mi ha dato una vita, mi ha dato una famiglia, degli amici, un mondo dove stare e queste son tutte cose molto più grandi, molto più importanti di quelle che una malattia può togliere”. E poi con sicurezza aggiungeva: “Della fede cristiana mi piace proprio questo, il fatto che tutti noi fedeli dovremmo cercare di assomigliare a Dio; però Lui ci ha reso il compito facile perché è Lui che ha voluto somigliare tantissimo a noi. Ha condiviso ogni cosa con noi, dalla festa al dolore, alla morte”. Riflessioni molto profonde per uno che comunque era dotato di un non comune senso dell’umorismo! In effetti, egli sapeva anche sempre esprimere con leggerezza e disinvoltura anche le cose più serie. Quest’aspetto emerge anche nella sua lettera testamento che il vescovo di Vicenza, Mons. Giuliano Brugnotto, ha interamente letto nell’omelia del suo funerale. La lettera risale al 2017 e Sammy l’ha rivolta a tutti quelli che lo ricordano. Alcuni stralci fanno emergere ancora una volta come la fede cristiana abbia penetrato in ogni singolo aspetto la sua esistenza in modo autentico e integrale: “ Voglio che sappiate innanzitutto che ho vissuto la mia vita felicemente, senza eccezioni, e l’ho vissuta da semplice uomo, con i momenti di gioia e i momenti difficili, con la voglia di fare bene, riuscendoci a volte e a volte fallendo miseramente. … Ho cercato di vivere più pienamente possibile, tuttavia ho fatto i miei sbagli, come ogni persona, come ogni peccatore. Sognavo di diventare una persona di cui si parlasse nei libri di scuola, una persona che fosse degna di essere ricordata ai posteri, una persona che, come i grandi del passato, quando la si nomina, lo si fa con riverenza. Non nego che, sebbene la mia intenzione era di essere nella storia per aver fatto del bene, una parte di questo desiderio era anche dovuto a egoismo. L’egoismo di chi semplicemente vuole sentirsi più degli altri. Ho lottato con ogni mia forza questo malsano desiderio, sapendo bene che Dio non ama chi fa le cose per sé, ma nonostante ciò non sempre ci sono riuscito. Mi rendo conto ora, mentre scrivo questa lettera, immaginando come sarà il mio ultimo momento nella Terra, che è il più stupido desiderio che si possa avere. La gloria personale, la grandezza, la fama, altro non sono che una cosa passeggera. L’amore che si crea nella vita invece è eterno, poiché Dio solo è eterno e l’amore ci viene da Dio…”.E’ interessante notare in queste parole come tutto divenga più chiaro nella nostra vita se riportato alla sua essenzialità e verità. Spesso non siamo capaci di farlo finché un evento spiacevole non ci pone di fronte al nostro limite e, soprattutto, alla prospettiva della morte. Noi cristiani dovremmo avere per questo uno sguardo diverso, uno sguardo di fede. Ecco come, continuando a scorrere le parole della lettera-testamento, Sammy si poneva di fronte all’estremo e necessario passaggio: “Se vogliamo usare un paradosso, la morte è la cosa più naturale della vita. Eppure ci fa paura! E’ normale, non c’è niente di male, anche Gesù ha avuto paura.E’ la paura dell’ignoto, perché non possiamo dire di averne avuto esperienza in passato. Pensiamo però alla morte in modo positivo: se lei non ci fosse, probabilmente non concluderemmo niente nella nostra vita, perché tanto c’è sempre un domani.La morte invece ci fa sapere che non c’è sempre un domani, che se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è ora! Per un cristiano però la morte è anche altro! Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per tutti i nostri peccati, la morte è l’unico modo per vivere realmente, è l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l’unico modo per vedere finalmente il Suo volto. E da cristiano ho affrontato la morte. Non volevo morire, non ero pronto per morire, ma ero preparato.L’unica cosa che mi dà malinconia è non poter esserci per vedere il mondo che cambia e che va avanti.Per il resto però spero di essere stato in grado, nell’ultimo momento, di vedere la morte come la vedeva San Francesco, le cui parole mi hanno accompagnato tutta la vita. Spero di essere riuscito anch’io ad accogliere la morte come Sorella Morte, dalla quale nessun vivente può scappare. Se in vita sono stato degno, se avrò portato la mia croce, così come mi era stato chiesto di fare, ora sono dal Creatore. Ora sono dal Dio mio, dal Dio dei miei padri, nella sua Casa indistruttibile …” Mons. Brugnotto ha inoltre sottolineato come sia “emerso il profilo spirituale di Sammy, che ha espresso una santità nella vita ordinaria e una profondità interiore straordinaria”.Il segretario di Stato, card. Pietro Parolin, con un messaggio ha ricordato la grandezza umana e scientifica del giovane.A Dio Sammy! Sei stato un uomo eccezionale!Qualcuno già parla di una tua possibile beatificazione; io intanto ti ringrazio per la tua lezione.